Efflorescenze nelle pavimentazioni in calcestruzzo: le strategie di prevenzione che adottiamo
Le efflorescenze saline sono un fenomeno naturale che può verificarsi nelle pavimentazioni in calcestruzzo, caratterizzato dalla comparsa di depositi biancastri e cristallini sulla superficie. Sebbene non compromettano la resistenza strutturale del materiale, ci rendiamo conto che possano influire sulla percezione estetica delle pavimentazioni.
In questo articolo, esploreremo in sintesi le cause delle efflorescenze, le misure preventive che adottiamo in Micheletto per ridurne l’incidenza e i metodi di rimozione disponibili.
Che cosa sono le efflorescenze?
Le efflorescenze sono depositi di sali, principalmente carbonato di calcio, che si formano sulla superficie delle pavimentazioni in calcestruzzo e in altri tipi di materiali edili, come alcuni tipi di malta, ad esempio. Questi sali derivano dalla reazione di idratazione del cemento durante la fase di maturazione del calcestruzzo.
L’idrossido di calcio, un sottoprodotto di questa reazione disciolto nell’acqua presente nel materiale, tende a risalire in superficie attraverso la porosità del calcestruzzo. Una volta che l’acqua evapora, l’idrossido di calcio reagisce con l’anidride carbonica presente nell’aria, formando il carbonato di calcio. Le efflorescenze possono manifestarsi come:
- chiazze bianche localizzate;
- una patina biancastra uniforme che opacizza la superficie;
- gocce o colature biancastre.
Come abbiamo già sottolineato, nonostante l’impatto visivo, le efflorescenze non compromettono la resistenza e la durabilità strutturale del materiale. Si tratta di un fenomeno transitorio che, nella maggior parte dei casi, si risolve attraverso una naturale dilavazione con il passare del tempo.
Fattori che contribuiscono alla formazione delle efflorescenze
Diversi fattori ambientali possono favorire la comparsa delle efflorescenze:
- climi freddi e umidi con scarsa ventilazione, che rallentano l’evaporazione dell’acqua;
- piogge frequenti che mantengono umida la superficie del calcestruzzo;
- ristagni d’acqua localizzati dovuti a difetti di drenaggio o protezioni deteriorate;
- risalita di umidità e sali dal terreno sottostante la pavimentazione. Si tratta delle cosiddette efflorescenze secondarie di intensità di solito molto minore. Nella pratica il fenomeno è analogo. Cambia la composizione perché nei terreni sono presenti più tipologie di sali.
Anche la composizione stessa del calcestruzzo e il suo grado di maturazione influenzano la probabilità di efflorescenze. Un calcestruzzo non completamente maturato sarà più incline a sviluppare efflorescenze se esposto a condizioni sfavorevoli.
Misure preventive adottate da Micheletto
In azienda mettiamo in atto diverse strategie per minimizzare il rischio di efflorescenze nei nostri prodotti.
- Maturazione controllata: facciamo maturare il calcestruzzo in celle a umidità e temperatura controllate per 24-72 ore. Questo favorisce una maturazione uniforme e riduce drasticamente la probabilità di efflorescenze.
- Additivi anti-efflorescenze: in produzione, utilizziamo additivi che agiscono sulla reazione di idratazione del cemento, riducendo la formazione dei sali responsabili delle efflorescenze.
- Attenzione all’imballaggio: evitiamo di sigillare completamente i bancali con pellicole di plastica, perché impedirebbe al calcestruzzo di traspirare e l’umidità ristagnante potrebbe condensare. Sul materiale stoccato all’esterno applichiamo cappucci di plastica che favoriscono il deflusso laterale dell’acqua piovana, riducendo i ristagni sulla superficie dei bancali.
- Stoccaggio ottimizzato: i prodotti ad alta rotazione, come cordoli e pavimentazioni in colori standard, possono essere stoccati all’esterno. Grazie al rapido ricambio, questi materiali non rimangono esposti agli agenti atmosferici a lungo e anche eventuali efflorescenze superficiali hanno modo di essere dilavate naturalmente.
I prodotti a bassa rotazione che vengono richiesti meno frequentemente, come pezzi speciali, colori non standard e finiture speciali, vengono stoccati al coperto per proteggerli dagli agenti atmosferici. Quando questo non è possibile, si cerca comunque di posizionarli in aree meno esposte, proteggendoli con cappucci e monitorandone periodicamente le condizioni.
Con queste strategie riusciamo a contenere sensibilmente l’incidenza delle efflorescenze saline, ma l’eliminazione totale del rischio non è possibile, poiché dipende in larga misura da fattori ambientali al di fuori del nostro controllo.
Rimozione delle efflorescenze
Lo ripetiamo: nella maggior parte dei casi, le efflorescenze scompaiono naturalmente nel giro di alcuni mesi grazie all’azione dilavante degli agenti atmosferici. Se si desidera accelerare il processo, è possibile intervenire con alcuni metodi:
- Lavaggio con idropulitrice: un lavaggio ad alta pressione può aiutare a rimuovere i depositi superficiali, ma non sempre questo metodo si rivela efficace: i sali, dopo essersi solidificati, non sono propriamente idrosolubili.
- Pulizia con acidi: per rimuovere efflorescenze saline persistenti, si può effettuare un lavaggio con acido cloridrico opportunamente diluito. Questo trattamento richiede particolare attenzione, soprattutto su prodotti colorati, ed è consigliabile effettuare sempre una prova preliminare su un’area poco visibile o su un pezzo non posato. L’acido va poi neutralizzato e rimosso per evitare che venga assorbito dal calcestruzzo.
- Sostituzione dei pezzi: in rari casi di efflorescenze particolarmente intense e localizzate, dovute ad esempio a infiltrazioni d’acqua nel bancale, può essere necessario sostituire i pezzi interessati.
Sconsigliamo di tentare di rimuovere le efflorescenze con mezzi abrasivi, poiché si potrebbe danneggiare la parte superficiale del calcestruzzo, rimuovendo lo strato superficiale colorato. Un’abrasione eccessiva potrebbe mettere a nudo gli inerti grigi sottostanti, creando antiestetiche chiazze di scolorimento.
Conclusioni
Le efflorescenze sono una sfida con cui tutti i produttori di pavimentazioni in calcestruzzo devono confrontarsi. Sebbene esistano strategie per ridurne l’incidenza, l’eliminazione totale del rischio non è possibile, poiché il fenomeno deriva dalla natura stessa del materiale e dalla sua interazione con l’ambiente.
Per la stessa normativa europea – EN 1338, EN 1339 ed EN 1340 – le efflorescenze saline non costituiscono un difetto del prodotto e, quindi, non rappresentano motivo per rifiutare la fornitura o il pagamento.
In Micheletto, affrontiamo questo fenomeno con un approccio scientifico e pragmatico, lavorando costantemente per ottimizzare i nostri processi produttivi e di stoccaggio. Obiettivo? Offrire ai nostri clienti sia un prodotto della massima qualità, sia una comunicazione chiara, obiettiva e trasparente.